Le frecce riportano soltanto le domande che i bambini usano per analizzare la frase. Per comporre la stella logica 1 (su foglio A 3) basta ritagliare gli elementi e incollarli sul foglio seguendo il modello:
simboli muti:
– cerchi rossi con la scritta PREDICATO
– cerchi neri grandi (per il soggetto)
– cerchi neri medi (per il complemento oggetto o diretto)
– nelle presentazioni successive si consiglia di introdurre un solo simbolo e una sola freccia alla volta;
– per i complementi indiretti (frecce arancio) le frecce pronte riguardano i complementi più importanti, ma può succedere che i bambini incontrino complementi indiretti diversi. In questo caso i bambini stessi potranno creare delle nuove frecce con le domande che servono. Nel mio materiale ho cercato di preparare quanti più complementi possibile, prevedendo di introdurre sempre un complemento alla volta.
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto
un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto)
un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti)
una freccia nera con la scritta: chi è che?… che cosa è che?…
una freccia nera con la scritta: chi? che cosa
una freccia arancio con la scritta: a chi? a che cosa? (per il complemento di termine).
Per l’insegnante:
il complemento di termine indica l’essere o la cosa su cui “termina l’azione”, cioè a cui è diretta l’azione espressa dal verbo. Risponde alle domande: “A chi? A che cosa” come negli esempi:
– la lettera fu recapitata al destinatario;
– ho fatto un regalo a Giorgio;
– questo vestito a me non piace.
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato
– diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro il materiale previsto per l’esercizio
– scegliamo una frase, ad esempio MARIA HA PRESTATO IL SUO LIBRO AD ANDREA
– chiediamo ai bambini di leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro
– chiediamo: “Qual è il predicato?”. I bambini rispondono: “Ha prestato”
Analisi logica Montessori: il soggetto sottinteso. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Per l’insegnante:
il soggetto si definisce sottinteso quando non è espresso ma può essere facilmente dedotto dalla voce verbale. Il soggetto può essere sottinteso in varie circostanze, ad esempio:
– quando risulta chiaro da contesto precedente, come nell’esempio
Arrivò alle cinque e si trattenne con noi per un’ora (prima si era parlato di Giovanna)
– nella risposta a una frase già provvista di verbo
Viene Mario? Viene.
– in una serie di proposizioni che hanno tutte lo stesso soggetto (questo di solito appare soltanto davanti alla prima proposizione):
Giacomo arrivò al portone, lo aprì, salì le scale, in un baleno entrò nel suo appartamento, corse al telefono.
– inoltre il pronome soggetto è sovente omesso:
Se resto, restate.
Andiamo tutti in piazza, dove ci incontrerete.
_________________________
Presentazione
Materiale:
– frasi preparate
– Scatola per l’analisi logica Montessori B1:
un cerchio rosso con la scritta PREDICATO
un cerchio nero grande (per il soggetto)
un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto)
una freccia nera con la scritta: SOGGETTO
una freccia nera con la scritta: COMPLEMENTO OGGETTO O DIRETTO
Analisi logica Montessori: pronomi personali complemento. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria. Il prerequisito per questa attività è che i bambini abbiano lavorato con i pronomi personali in analisi grammaticale e con il complemento di termine in analisi logica.
Per l’insegnante
Le forme del pronome personale in funzione di complemento sono due, ben distinte tra loro:
– una forma tonica o forte, che dà al pronome un particolare rilievo;
– una forma atona o debole, che nel discorso si appoggia al verbo.
La forma debole (atona) si usa solo per indicare il complemento di termine (a chi?):
Telefonerò a voi domani = Vi telefonerò domani.
Porta le fotocopie a noi = Portaci le fotocopie.
I pronomi personali con valore di complemento di termine si possono mettere:
– prima del verbo (e staccati dal verbo) se il verbo è all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale
gli dico
se gli dicessi
gli direi
– dopo il verbo (e uniti al verbo) se il verbo è all’infinito, all’imperativo o al gerundio
dirgli
digli
dicendogli.
Per quanto riguarda la collocazione, notiamo che loro, a differenza degli altri pronomi deboli, si mette prima del verbo. La collocazione anteposta al verbo è assai rara nella lingua d’oggi; può verificarsi occasionalmente nel linguaggio burocratico in presenza di un participio:
Le competenze loro spettanti.
Le pene loro comminate.
Loro può inoltre essere interposto tra ausiliare e participio:
Si recarono al ristorante che era stato loro indicato.
e, più in generale, tra verbo reggente e verbo retto:
Il rifornimento di carburante ha fatto loro perdere il vantaggio acquisito.
Nell’italiano di oggi è sempre più frequente l’uso di gli al posto di loro:
Li invitai a casa e gli offrii un aperitivo. (al posto di offrì loro)
La forma forte (tonica) si usa per tutti i complementi introdotti da una preposizione:
Vengo con te.
Abbiamo parlato molto di voi.
Questo regalo è per lei.
Alla 3a persona si usa sé (invece di lui/lei) quando il pronome si riferisce al soggetto della frase:
Michele pensa solo a sé. (sé è Michele stesso, quindi la frase vuol dire che Michele pensa solo a sé stesso, e non agli altri, perché è un egoista)
Michele pensa solo a lui. (lui non è Michele ma un’altra persona, per esempio suo figlio, suo fratello, un suo amico…).
Analisi della lettura Montessori – ottavo caso: due soggetti, due predicati e due oggetti. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Materiale:
– simboli dell’analisi logica: due cerchi grandi neri, due cerchi medi neri, due cerchi rossi, quattro frecce nere
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già conosciuto le parti del discorso che abbiamo chiamato articolo, aggettivo, nome e verbo ed abbiamo già usato queste parole per formare delle frasi”
– “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro due cerchi rossi, due cerchi neri grandi e due frecce nere
– scriviamo una frase in due copie (su due strisce di carta bianca), ad esempio ALMA LAVA IL PAVIMENTO E GAIA SPOLVERA GLI SCAFFALI
– i bambini leggono e se possibile eseguono le azioni
– chiediamo: “Quali di queste parole indicano un’azione?”
– i bambini rispondono “lava, spolvera”. Ritagliamo queste due parole da una delle due frasi
– chiediamo a un bambino di scegliere i simboli adatti tra quelli presenti sul piano di lavoro (i due cerchi rossi) e di mettere la parola LAVA su uno e la parola SPOLVERA sull’altro
– mettiamo i due cerchi rossi in colonna al centro del piano di lavoro
– ore chiediamo: “Chi è che lava?”. I bambini rispondono: “Alma”
un cerchio nero medio (per il complemento oggetto o diretto)
un cerchio arancio piccolo (per i complementi indiretti)
una freccia nera con la scritta: chi è che?… che cosa è che?…
una freccia nera con la scritta: chi? che cosa
una freccia arancio con la scritta: con chi? con che cosa? (per il complemento di compagnia e unione).
Per l’insegnante:
il complemento di compagnia e quello di unione indicano rispettivamente l’essere animato (compagnia) o inanimato (unione) con cui si è o con cui si fa qualcosa.
Il complemento di compagnia risponde alle domande: “Con chi? In compagnia di chi?”, come negli esempi:
Il maestro parla con gli scolari.
Eravamo in compagnia di amici.
Eravamo tra amici.
Parte insieme con noi.
Parte assieme a noi.
Il complemento di unione risponde alle domande: “Con che cosa? Unitamente a che cosa?” come negli esempi:
Sono uscito con l’ombrello.
Arrivò con un mazzo di rose.
Ho mangiato un risotto con i funghi.
Ho mangiato il pane con la marmellata.
Ha mischiato il vino con l’acqua.
Oggi si mangia la minestra con i fagioli.
Attenzione a non confonderlo con il complemento di mezzo, ad esempio:
Sono uscito con pochi soldi (complemento di unione)
L’ho comprato con pochi soldi (complemento di mezzo).
Fai attenzione a non confondere questi complementi con il complemento di mezzo, anch’esso introdotto dalla preposizione con. Se puoi sostituire nella frase che stai analizzando la locuzione per mezzo di, sei di fronte ad un complemento di mezzo, altrimenti ad un complemento di compagnia o unione:
– mangio con la forchetta (ovvero per mezzo della forchetta);
– bevo il latte con il caffè (ovvero complemento di unione).
Presentazione:
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già imparato come si analizza una frase”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato
– diciamo: “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
Analisi logica Montessori: il complemento di mezzo e strumento. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Per l’insegnante:
il complemento di mezzo e strumento indica l’essere o la cosa per mezzo di cui si fa o avviene qualcosa; risponde alle domande per mezzo di chi? per mezzo di che cosa? come negli esempi:
Con il tuo aiuto risolverò la questione.
Vengo con l’aereo.
Si nutrono di erbe.
Scrivo a macchina.
Ho spedito il pacco per mezzo di un corriere.
Il complemento di mezzo o strumento è retto dalle preposizioni con, per, a, in, di, da, mediante, o dalle locuzioni preposizionali per mezzo di, per opera di, grazie a, ecc.
Bisogna far attenzione a non confondere il complemento di mezzo con quello di compagnia e unione, anch’esso introdotto dalla preposizione con. Se possiamo sostituire nella frase la locuzione per mezzo di, siamo di fronte ad un complemento di mezzo, altrimenti ad un complemento di compagnia o unione:
Mangio con la forchetta. (per mezzo della forchetta);
Bevo il latte con il caffè. (complemento di unione).
Si ha specificatamente:
– il complemento di mezzo quando la parola esprime persona o cosa, per opera della quale si compie l’azione;
– il complemento di strumento quando invece la parola indica un oggetto o uno strumento.
Il complemento di mezzo può essere di senso figurato, come negli esempi:
Quella ragazza vive solo di sogni, è ora che metta i piedi per terra.
Ha combattuto con le unghie e con i denti e alla fine ha ottenuto ciò che voleva.
Si noti inoltre che le espressioni a mano, a vela, a benzina, a vento, a motore e simili, benché abbiano assunto un valore avverbiale, indicano propriamente complementi di mezzo. Sono inoltre complementi di mezzo alcune locuzioni specifiche introdotte dalla preposizione semplice a e dipendenti da nomi; per esempio:
Vorrei cambiare la mia cucina a gas con una elettrica.
I primi motori a reazione sono stati davvero innovativi per l’industria aerospaziale.
Se il mezzo o lo strumento è indicato da una proposizione, questa si chiama proposizione strumentale, come negli esempi:
Dormendo le forze si ritemprano.
Con il viaggiare si accresce la cultura.
A volte un complemento di strumento e mezzo può essere introdotto da una proposizione subordinata strumentale che utilizza il verbo nella forma del gerundio. Esempio :
Il fornaio sfamò le persone cucinando tantissimo pane”
o meglio, per avere la tavola con i simboli nelle stesse dimensioni di quelli usati nell’analisi logica con la scatola A1, incollare secondo lo schema i simboli mobili su un cartoncino più grande:
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Presentazione della Tavola A1:
Dopo che i bambini si sono esercitati con i simboli mobili della scatola A1 analizzando un gran numero di frasi, possiamo introdurre la Tavola A1. La prima presentazione consisterà nella comparazione tra lo schema che i bambini creano con i simboli mobili con quello presente sulla tavola.
In seguito potremo fornire ai bambini delle frasi. I bambini separano le parti della frase isolando prima il verbo e ponendolo sul simbolo presente sulla tavola, poi il soggetto e il complemento oggetto, rispondendo alle domande.
Analisi logica Montessori: il complemento di tempo. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Per l’insegnante:
il complemento di tempo esprime le diverse circostanze di tempo dell’azione o della condizione indicata dal verbo.
Vi sono due tipi fondamentali di complemento di tempo:
– tempo determinato, indica il momento in cui si verifica l’azione o la circostanza espressa dal verbo; risponde alle domande quando? per quando? a quando? in quale momento o periodo? come negli esempi:
Arrivò alle sei.
Ci vediamo questa sera.
Gli ho scritto domenica.
Mi svegliai a notte inoltrata.
L’ho conosciuto durante la guerra.
Rinviamo alla prossima volta.
Il complemento di tempo determinato è retto dalle preposizioni e locuzioni preposizionali in, a, di, per, su, con, tra, durante, al tempo di, prima di, ecc.
Si trova spesso senza preposizione:
Ho studiato due ore.
Il complemento di tempo determinato può essere espresso anche da un avverbio (ieri, oggi, mai ecc.) o da una locuzione avverbiale (una volta, di quando in quando, un tempo ecc.) per cui si ha un complemento avverbiale di tempo:
Un tempo eravamo buoni amici.
Ieri siamo andati in discoteca.
– tempo continuato: indica per quanto tempo dura l’azione o la circostanza espressa dal verbo; risponde alle domande quanto? per quanto tempo? in quanto tempo? da quanto tempo? come negli esempi:
Rimango qui per due settimane.
Lo conosco da molti anni.
Piovve tutto il giorno.
Ti aspetto fino alle dieci.
Finirò in pochi giorni.
La partita durò due ore.
Il complemento di tempo continuato può essere espresso anche da un avverbio (lungamente, sempre ecc.) o da una locuzione avverbiale (per sempre, a lungo ecc.) per cui si ha un complemento avverbiale di tempo:
Lo ricorderà per sempre.
Ha aspettato a lungo.
Ride sempre.
Nota:
– inizialmente presentiamo ai bambini il complemento di tempo senza distinguere tra tempo determinato e continuato.
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già imparato ad analizzare le frasi”. Ricapitoliamo insieme quello che abbiamo imparato
– diciamo: “Oggi svolgeremo insieme una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro il materiale elencato
– scriviamo una frase su una striscia di carta bianca, ad esempio IL PARRUCCHIERE TAGLIA I CAPELLI
– diciamo: “Nei giorni scorsi abbiamo lavorato con la scatola A1. Il materiale di questa nuova scatola è simile, ma ha qualcosa in più”
– chiediamo: “Qual è la prima domanda?”. I bambini rispondono: “Qual è il verbo?”
– diciamo: “La parte di questa frase che risponde alla domanda ‘Qual è il verbo?’ è chiamata PREDICATO”. Mostriamo il cerchio rosso dalla parte della scritta VERBO
diciamo: “La parola predicato viene dalla parola latina praedicare, che significa predicare
L’analisi delle proposizione e del periodo col metodo Montessori si realizza con materiali che seguono lo stesso principio dei casellari usati per l’analisi grammaticale.
Con l’analisi grammaticale i bambini imparano a riconoscere le nove parti del discorso e quale funzione specifica ognuna di queste parti ricopre all’interno del discorso.
Con l’analisi logica il bambino impara a riconoscere le componenti sintattiche presenti nella frase semplice, cioè il soggetto, il predicato, i complementi, l’attributo e l’apposizione, distinguendo le parti principali (soggetto e verbo) e tutti gli elementi secondari. Ma lo studio dell’analisi logica non serve solo ad identificare i componenti della frase, serve soprattutto a comprendere le relazioni che esistono tra di essi. Il bambino comincerà a chiedersi: “Le parole seguono un ordine logico?” “Qual è il modo più chiaro per esprimere quel pensiero?”.
Con l’analisi sintattica della frase complessa (analisi del periodo) il bambino impara infine a identificare le varie specie di proposizioni che compongono la frase complessa (proposizione principale, coordinata, subordinata, ecc.)
Analisi logica col metodo Montessori – caccia all’azione. Questa presentazione serve a preparare tutto il lavoro che si svolgerà nel campo dell’analisi logica e del periodo.
– invitiamo un gruppo di bambini attorno al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Conosciamo già le parti del discorso che chiamiamo articolo, aggettivo, nome e verbo e abbiamo già usato queste parole per comporre delle frasi”
– “Oggi faremo insieme una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro il cerchio rosso, il cerchio nero grande e una freccia nera
– diciamo: “Ora faremo un gioco chiamato ‘Caccia all’azione’. Adesso cercherò qui in classe qualcosa o qualcuno che sta compiendo un’azione”
Analisi logica col metodo Montessori – azioni illustrate. Si tratta di una presentazione molto consigliata in preparazione al lavoro di analisi logica e del periodo.
Materiale:
– simboli dell’analisi logica: cerchio grande nero, cerchio grande rosso, freccia nera
– penna nera
– strisce di carta bianca
– un’ampia selezione di immagini che contengano azioni.
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già conosciuto le parti del discorso che abbiamo chiamato articolo, aggettivo, nome e verbo ed abbiamo già usato queste parole per formare delle frasi”
– “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro il cerchio rosso, il cerchio nero grande e una freccia nera
– diciamo: “Ora facciamo un gioco con le azioni illustrate, il gioco della caccia all’azione”
– invitiamo un bambino a prendere una carta immagine. Invitiamo il bambino a comporre una frase per descrivere l’immagine, ad esempio IL BAMBINO CORRE
– usando la penna nera, scriviamo IL BAMBINO CORRE su una striscia di carta bianca
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già conosciuto le parti del discorso che abbiamo chiamato articolo, aggettivo, nome e verbo ed abbiamo già usato queste parole per formare delle frasi”
– “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro il cerchio rosso, il cerchio nero grande e una freccia nera
– diciamo: “Per questo gioco ho preparato per voi delle frasi. Invitiamo i bambini a leggere la prima frase, ad esempio LA DONNA SORRIDE
– chiediamo: “Qual è l’azione?”. I bambini risponderanno: “Sorride”.
– tagliamo la parola SORRIDE dalla frase. Mettiamo il verbo SORRIDE sopra ad un cerchio rosso. Diciamo: “Il cerchio rosso simboleggia la parola SORRIDE, cioè la parola che esprime l’azione”
– diciamo: “Chi è che sorride?”. Il bambino risponde: “La donna”. Mettiamo le parole LA DONNA sul cerchio nero grande. Diciamo: “Il cerchio nero grande simboleggia la persona, LA DONNA, che esegue l’azione SORRIDE.
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già conosciuto le parti del discorso che abbiamo chiamato articolo, aggettivo, nome e verbo ed abbiamo già usato queste parole per formare delle frasi”
– “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro il cerchio rosso, il cerchio nero grande e una freccia nera
– invitiamo un bambino a prendere un’immagine. Chiediamogli di osservare l’immagine e formulare una frase, ad esempio LA BAMBINA SORRIDE
– scriviamo la frase su un cartellino con la penna nera
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già conosciuto le parti del discorso che abbiamo chiamato articolo, aggettivo, nome e verbo ed abbiamo già usato queste parole per formare delle frasi”
– “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro il cerchio rosso, il cerchio nero grande e una freccia nera
– scegliamo una frase tra quelle preparate, ad esempio LE PERSONE DISCUTONO. Invitiamo i bambini a leggere la frase. Mettiamo la frase al centro del piano di lavoro
– chiediamo: “Qual è l’azione?”. I bambini rispondono: “Discutono”
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già conosciuto le parti del discorso che abbiamo chiamato articolo, aggettivo, nome e verbo ed abbiamo già usato queste parole per formare delle frasi”
– “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro il cerchio rosso, i due cerchi neri grandi e le due frecce nere
– scegliamo una frase pronta, ad esempio ALMA E GAIA STUDIANO. Chiediamo ai bambini di leggere la frase e poniamola al centro del piano di lavoro
– chiediamo: “Qual è l’azione?”. I bambini rispondono: “Studiano”
– facciamo scivolare il cerchio rosso verso il centro del piano di lavoro senza sollevarlo e muoviamolo attorno alle parole ALMA E GAIA. Fermiamo il cerchio a destra dei nomi
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già conosciuto le parti del discorso che abbiamo chiamato articolo, aggettivo, nome e verbo ed abbiamo già usato queste parole per formare delle frasi”
– “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro due cerchi rossi, il cerchio nero grande e due frecce nere
– scriviamo una frase in due copie (su due strisce di carta bianca), ad esempio FRANCESCA CANTA E BALLA
– i bambini leggono e se possibile eseguono l’azione
– chiediamo: “Quali di queste parole indicano un’azione?”
– i bambini rispondono “Canta, balla”. Ritagliamo queste due parole da una delle due frasi
– chiediamo a un bambino di scegliere i simboli adatti tra quelli presenti sul piano di lavoro (i due cerchi rossi) e di mettere la parola CANTA su uno e la parola BALLA sull’altro
– mettiamo i due cerchi rossi in colonna a destra del piano di lavoro e chiediamo a un bambino di mettere la parola che fa da congiunzione tra i due simboli
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già conosciuto le parti del discorso che abbiamo chiamato articolo, aggettivo, nome e verbo ed abbiamo già usato queste parole per formare delle frasi”
– “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro due cerchi rossi, due cerchi neri grandi e due frecce nere
– scriviamo una frase in due copie (su due strisce di carta bianca), ad esempio ALMA SUONA E GAIA CANTA
– i bambini leggono e se possibile eseguono l’azione
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già conosciuto le parti del discorso che abbiamo chiamato articolo, aggettivo, nome e verbo ed abbiamo già usato queste parole per formare delle frasi”
– “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro il cerchio rosso, il cerchio nero grande, una freccia che punta ad esso a destra, un cerchio nero medio, una freccia nera che punta ad esso a sinistra
– scegliamo una frase pronta, ad esempio MARIA MANGIA UNA MELA. Chiediamo ai bambini di leggere la frase e poniamola al centro del piano di lavoro
Analisi della lettura Montessori – quarto caso: un soggetto, un’azione e due o più oggetti. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Materiali:
– simboli per l’analisi logica: un cerchio nero grande, due cerchi neri medi, un cerchio rosso, tre frecce nere
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già conosciuto le parti del discorso che abbiamo chiamato articolo, aggettivo, nome e verbo ed abbiamo già usato queste parole per formare delle frasi”
– “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro il cerchio rosso, il cerchio nero grande, una freccia che punta ad esso a destra, due cerchi neri medi, due frecce nere che puntano ad essi a sinistra
– scegliamo una frase pronta, ad esempio MARIA MANGIA UNA MELA E UN PANINO.
Chiediamo ai bambini di leggere la frase e poniamola al centro del piano di lavoro
Analisi della lettura Montessori – quinto caso: due o più soggetti, un’azione e due o più oggetti. Presentazioni ed esercizi per bambini della scuola primaria.
Materiali:
– simboli per l’analisi logica: due cerchi neri grandi, tre cerchi neri medi, un cerchio rosso, cinque frecce nere
– invitiamo un gruppo di bambini al tavolo o al tappeto
– diciamo: “Abbiamo già conosciuto le parti del discorso che abbiamo chiamato articolo, aggettivo, nome e verbo ed abbiamo già usato queste parole per formare delle frasi”
– “Oggi faremo una nuova attività con le frasi”
– mettiamo sul piano di lavoro il cerchio rosso, i due cerchi neri grandi, due frecce nere che puntano ad essi a destra, tre cerchi neri medi, tre frecce nere che puntano ad essi a sinistra
– scegliamo una frase pronta, ad esempio ALMA E GAIA MANGIANO MELE BISCOTTI e YOGURT. Chiediamo ai bambini di leggere la frase e poniamola al centro del piano di lavoro
Gioco della fattoria Montessori: la mia versione stampabile completa di tutti gli elementi (attrezzi, personaggi, animali, elementi architettonici,…) e dei cartellini per gli esercizi coi simboli grammaticali.
La fattoria Montessori tradizionale è un materiale piuttosto costoso, ma così versatile ed utile che non bisogna farsi scoraggiare. Naturalmente la versione originale è davvero molto bella:
Ma ci si può ingegnare in tantissimi modi per allestire una bellissima fattoria. In rete molte mamme blogger si sono cimentate nell’impresa (consiglio la ricerca nel web per “Montessori grammar farm”).
Set di animali della fattoria di plastica o legno si trovano facilmente, a varie fasce di prezzo. Per gli elementi architettonici si trovano delle bellissime soluzioni in cartone, ad esempio quelle dalla Calafant:
Non proprio economici, ma si possono collezionare un po’ alla volta, ci sono gli elementi della serie “Vita nella fattoria” Schleich, con vari accessori:
La difficoltà, preparando la fattoria in proprio, è quella di dover preparare il materiale di accompagnamento (cartellini dei nomi e delle altre parti del discorso e frasi per l’analisi logica e grammaticale) in base agli elementi presenti nella nostra fattoria.
Per questo ho preparato una fattoria stampabile, da colorare e allestire praticamente a costo zero, con il materiale di accompagnamento pronto.
Basta stampare gli elementi:
Ritagliare lasciando un margine e una base diritta:
Colorare e poi scegliere se incollarli su mattoncini da costruzione di legno o plastica, oppure aggiungere una linguetta in cartone o cartoncino:
Il lavoro con la fattoria si abbina all’uso dei simboli grammaticali, per questo la prima serie di cartellini segue i colori dei simboli grammaticali, e non quelli delle scatole grammaticali:
Col metodo Montessori abbiamo a disposizione una vastissima gamma di attività diverse per presentare ai bambini le parti discorso. Alcuni possono essere sorprendenti, e la fattoria è uno di questi.
La fattoria può essere usata nella Casa dei Bambini per il lavoro sull’arricchimento del linguaggio orale, sulla scrittura e la lettura; è utilissima per presentare le parti del discorso sia nella fascia d’età 3-6, sia in quella 6-9 anni; consente di esercitare l’analisi logica e grammaticale.
Come si può vedere la guida è molto ricca. L’elenco serve all’adulto per avere una visione d’insieme, e non è da leggere come una sequenza cronologica in senso stretto.
Il piano di studi vero e proprio deve essere individuale, basato su ogni bambino, tenendo conto dei suoi interessi e dei suoi progressi in un campo piuttosto che in un altro. Se il bambino, ad esempio, è particolarmente attratto dalla lettura, è bene concentrarsi su di essa, scegliendo nella guida tutte le attività che possono perfezionarla e incentivarla, e attraverso la lettura si può poi arrivare, ad esempio, all’analisi grammaticale o allo studio della punteggiatura. Il vero curriculum è quello che incontra il bambino esattamente dove egli si trova in quel dato momento.
Il consiglio generale per stabilire l’ordine migliore per le presentazioni è dunque quello di seguire gli interessi del bambino e le sue abilità. Detto questo, alcune presentazioni presuppongono la conoscenza di uno o più argomenti precedenti, e questi prerequisiti, quando sono presenti, sono indicati nei vari articoli.
Non ci deve essere l’ansia di seguire un programma, ma a volte può esserci il bisogno di padroneggiare un dato argomento prima di passare a quello successivo.
Il lavoro sul linguaggio inizia con la presentazione della quarta grande lezione cosmica, che si occupa della storia della comunicazione umana e della scrittura.
I bambini passano poi allo studio delle parole. Maria Montessori pensava che l’interesse crescente di un bambino per le parole, invece che per le lettere ed i suoni, fosse l’indizio più importante per considerare un bambino pronto per la scuola primaria.
Da questo punto in poi non c’è un ordine fisso da seguire per le diverse aree tematiche del programma di studi. Come già detto, ci sono alcune lezioni che hanno come prerequisiti altri contenuti.
Ma, ad esempio, questo non significa che dopo lo studio delle parole il bambino debba per forza passare allo studio della punteggiatura.
Allo stesso modo può essere un buon consiglio quello di non affrontare l’analisi logica prima di aver lavorato su un certo numeri di argomenti di analisi grammaticale, ma non occorre completare tutti gli argomenti della prima, prima di introdurre la seconda.
La nostra pianificazione delle presentazioni deve avere l’obiettivo di facilitare il successo nell’apprendimento del bambino, e non deve essere uno schema rigido che, per essere seguito, rischia di forzare il bambino stesso in campi per i quali in realtà non è pronto.
Guida didattica Montessori per l’area linguistica dai 6 anni
L’area linguistica nella scuola primaria in chiave montessoriana. La lingua non è solo una conquista fatta da uomini che vissero molto tempo fa, e passata poi alle generazioni future. La lingua è anche una conquista personale, la conquista di ogni singola persona del passato, del presente e del futuro. Lo sviluppo del linguaggio è strettamente correlato alla tendenza umana all’esplorazione.
I primi esseri umani, che hanno saputo trovare strategie di successo per prendersi cura di se stessi e dei propri figli, hanno potuto farlo esplorando l’ambiente circostante. Per sopravvivere hanno avuto bisogno di individuare, autonomamente, i luoghi più sicuri, i cibi più nutrienti, gli oggetti più utili, gli elementi pericolosi.
Per assistere e proteggere gli altri, questi uomini hanno dovuto trasmettere queste informazioni, e questo ci porta a concludere che la comunicazione stessa è un bisogno umano.
Per comunicare esistono altri sistemi, oltre alla parola: gesti, espressioni facciali, vocalizzazioni non verbali. Possiamo trasmettere messaggi a distanza utilizzando fuochi di segnalazione, ad esempio. In questo caso il simbolo è un ausiliario della lingua, perché si basa su un accordo tra le persone: ad esempio un fuoco per dire sì, due fuochi per dire no. Ma senza un accordo precedente tra le persone, questi strumenti sono piuttosto generici e imprecisi.
E’ il linguaggio a rendere la nostra specie così diversa da tutte le altre. Possiamo essere abbastanza sicuri che i nostri antenati fossero in possesso di un sistema complesso e sistematizzato di suoni, cioè di un linguaggio, già quando il mammut e il rinoceronte lanoso popolavano la terra. Le testimonianze archeologiche dimostrano che l’uomo usava strumenti già un milione di anni fa. Questo fa supporre che questi uomini non solo avessero sviluppato le abilità manuali necessarie per costruirli, ma anche un sistema per passare agli altri uomini le informazioni sulla loro costruzione e sul loro uso.
Anche se non è possibile rintracciare con precisione l’inizio dello sviluppo del linguaggio umano, è chiaro che gli uomini abbiamo iniziato a comunicare in epoche antichissime, perché senza linguaggio non avrebbero potuto evolversi come hanno fatto. Secondo Maria Montessori la lingua è alla radice di quella trasformazione dell’ambiente che noi chiamiamo civiltà. La sola capacità di pensiero, infatti, non sarebbe stata sufficiente: gli uomini, per quanto intelligenti, non avrebbero potuto produrre decisioni ed accordarsi tra loro per la realizzazione delle loro opere. La lingua è quindi uno strumento del pensiero collettivo. Le parole sono legami tra gli uomini, e la lingua che essi usano si sviluppa e si ramifica in base alle esigenze delle loro menti.
Esaminando il linguaggio umano, vediamo innanzitutto che esso nasce da un bisogno fondamentale dell’uomo che è il bisogno di comunicare; in seconda analisi possiamo affermare che il linguaggio è anche la chiave della nascita delle culture e delle società.
Ma la nascita del linguaggio risponde anche ad un altro bisogno umano: il bisogno di classificare e ordinare. Questo bisogno ha portato un certo gruppo umano ad usare tutti uno stesso nome per una data pianta, o per un dato luogo. Questo bisogno, in relazione al linguaggio, presenta due aspetti:
è un accordo tra gli uomini sui suoni che devono essere messi insieme per formare le parole (fonologia)
è un accordo tra gli uomini sul modo di mettere in un certo ordine le parole per dare senso ai messaggi (morfologia e sintassi).
L’ordine delle parole è importante per trasmettere messaggi chiari. Ogni lingua si basa su modelli di sintassi diversi. L’insieme delle regole che formano una data lingua si chiama grammatica.
Il linguaggio, inoltre, ha una componente emotiva: può essere usato per trasmettere informazioni precise, ma può anche avere il potere di influenzare lo spirito umano. Le parole possono incoraggiare, sostenere, entusiasmare, ispirare. Possono anche offendere, denigrare e scoraggiare. Esiste dunque una responsabilità legata all’uso del linguaggio.
Questa responsabilità, secondo Maria Montessori, è triplice:
L’obiettivo dello studio della grammatica, nella scuola primaria, è quello di arricchire il linguaggio del bambino, sviluppare l’arte della comunicazione e stimolare il suo interesse verso la lingua, per soddisfare il suo bisogno di inserirsi in modo sempre più pieno nella società. Lo studio della grammatica lo aiuta a prendere coscienza degli aspetti della lingua che già conosce, in particolare l’ordine, la struttura e la composizione .
La grammatica montessoriana mira a presentare la struttura del linguaggio in modo semplice e coerente, senza regole rigide. Si offrono al bambino esperienze molto variegate, che si espandono come una spirale toccando e approfondendo via via i vari argomenti, in modo che egli possa fare esperienze pratiche su argomenti selezionati ed isolati. Questo porta a gettare le basi esperienziali che poi affluiranno allo studio della grammatica svolto sui libri di testo, ad un’età successiva.
La grammatica dovrebbe sempre essere presentata attraverso metodi che sono la risposta ad un bisogno del bambino e che tengono conto delle sue abilità reali. Questo è il significato della parola Psicogrammatica: grammatica che si accorda ai bisogni di crescita del bambino.
Il bambino, prima di arrivare alla scuola primaria, ha già sviluppato il proprio linguaggio grazie alla sua mente assorbente, interagendo con l’ambiente. Ha già iniziato, anche, ad utilizzare la grammatica e la sintassi, anche se nessuno gliene ha mai parlato, ma come elemento che fa parte della sua lingua.
Quando arriva alla scuola primaria, noi abbiamo il compito di aiutare questo suo linguaggio a crescere e perfezionarsi.
All’età di circa 4 anni, 4 anni e mezzo, il bambino è uno studioso di suoni: impara a pronunciare con molta abilità moltissime parole, ed è capace di riconoscerne moltissime, nei discorsi che sente intorno a sé. Prova gioia nel seguire con le dita l’andamento delle lettere dell’alfabeto tattile, e poi scrive parole da sé sulla carta o con l’alfabeto mobile. In questa fase non è detto che scriva correttamente: si esercita a rappresentare i suoni delle parole, senza che questo rappresenti un rispetto di regole ortografiche.
Dopo i cinque anni si avvia allo studio delle parole: l’impressione che ne riceve, cioè l’idea che esistono diversi tipi di parole, lo apre allo studio della grammatica e della sintassi.
Il bambino, in questo stadio del suo sviluppo, non è un creatore prolifico di idee complesse, e può non trarre piacere dallo studio di concetti grammaticali. E’ quando comincia ad usare il linguaggio per rappresentare le sue proprie idee, che Maria Montessori pensa che sia pronto per il programma della scuola primaria.
Nella scuola d’infanzia, le lezioni hanno lo scopo di aiutare i bambini ad apprezzare la lingua che stanno cominciando a dominare attraverso la lettura e la scrittura, e il piano di lavoro per la scuola primaria è la naturale continuazione di questo lavoro.
E’ interessante vedere che, come in matematica per l’uno e lo zero, la dualità emerge di nuovo sotto forma di nome e di verbo, colonne portanti del mondo della lingua.
Maria Montessori associò al nome la forma della piramide, da cui è tratto il simbolo: il triangolo nero.
La piramide è solida, stabile: costruzione molto antica, simboleggia anche il fatto che, probabilmente, i sostantivi vennero usati per primi dagli esseri umani, per capirsi fra loro.
Il nero rappresenta la materia e il triangolo la staticità, elemento paragonabile all’unità.
Al verbo si collega l’immagine di una sfera rossa e di qui il simbolo di un cerchio rosso.
Il rosso simboleggia l’energia, e la sfera e quindi il cerchio significano movimento e dinamicità, paragonabili allo zero.
Tra nome e verbo troviamo le altre sette parti del discorso, i cui simboli rendono chiara una relazione ulteriore o con il verbo, o con il sostantivo.
L’intera parentela tra le parti del discorso è legata a questa coppia. Il significato psicologico e filosofico di questo approccio alla grammatica diventa particolarmente chiaro nel racconto che segue, inventato da Maria Montessori e raccontato dal figlio Mario durante un convegno a Francoforte nel 1954, per spiegare ai bambini la funzione delle parole.
(Narratore) C’era una volta un principe molto potente che governava un paese molto speciale: il paese delle parti del discorso (nome, un triangolo nero).
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