Racconto LA GRU E I PESCI
Una volta, in India, vi fu un’estate caldissima. In una foresta vi erano due stagni, uno grande e l’altro piccolo; nel piccolo vivevano numerosissimi pesci e sul grande sbocciavano innumerevoli fiori di loto. Con la calura il piccolo stagno rimase quasi a secco; mentre le acque dello stagno grande, che i loti con le loro foglie proteggevano dal sole, restavano abbondanti e fresche.
Una gru venne a passare fra i due stagni, vide i pesci e si soffermò a meditare, ritta su una zampa sola. “Quei pesci” pensava, “sarebbero per me dei bocconcini prelibati. Se li assalissi bruscamente, sono agili e mi sfuggirebbero… sarà meglio che giochi d’astuzia…”
In quella un pesciolino mise il muso fuor d’acqua e chiese alla gru: – Che cosa stai meditando, venerabile uccello? –
– Medito sulla tristezza della tua sorte e di quella dei tuoi fratelli –
– Che vuoi mai dire? –
– Voi soffrite nelle acque troppo basse, infelici! E di giorno in giorno il caldo aumenta, e se lo stagno rimane a secco, che farete mai? Dovrete perire tutti miseramente, poveri pesciolini! Ah, davvero che il cuore mi si serra, se ci penso… –
Il pesciolino e i suoi fratelli si sentirono assai turbati dalle parole della gru e le chiesero con angoscia: – Venerabile uccello, non conosceresti un mezzo per salvarci? –
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