Poesie e filastrocche INVERNO – una collezione di poesie e filastrocche sull’inverno, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Inverno
Silenzioso vieni e silenzioso vai,
o mesto inverno, che nessuno invoca.
Quando già freddo il vento della corsa
trova ancora una voce tra le piante,
e piangono lacere le foglie,
ancora non ci sei
se pur t’appressi.
E quando il primo sole un bel mattino
rischiara il cielo,
e svaniscono i cristalli della brina,
più non ci sei
se pur da poco andato.
Vieni e vai nessuno ti saluta.
Addio, autunno! Ben torni, primavera!
Sono le voci che odi al tuo passare. (G. G. Moroni)
Inverno lungo
Per un raggio di sole non è
lo sgelo.
Ancora l’intrico pallido
delle ombre
è l’unico ornamento della terra
sotto gli alberi nudi.
In Norvegia, ora, sul ghiaccio
danzano i bimbi, vestiti
di panno rosso;
con le lame dei pattini disegnano
fiori d’argento
su quella che fu
acqua oscura. (A. Pozzi)
Un dolce pomeriggio d’inverno
Un dolce pomeriggio d’inverno, dolce
perchè la luce non era più che una cosa
immutabile, non alba né tramonto,
i miei pensieri svanirono come molte
farfalle, nei giardini pieni di rose
che vivono di là fuori del mondo.
Come povere farfalle, come quelle
semplici di primavera che sugli orti
volano, innumerevoli, gialle e bianche,
ecco se ne andavan via leggere e belle
ecco inseguivano i miei occhi assorti,
sempre più in alto volavano mai stanche.
Tutte le forme diventavan farfalle
intanto, non c’era più una cosa ferma
intorno a me, una tremolante luce
d’un altro mondo invadeva quella valle
dove io fuggivo, e con la sua voce eterna
cantava l’angelo che a te mi conduce. (C. Betocchi)
L’inverno e il poeta
Neppure il più pallido segno
ci resta dei mesi di sole!
La terra è uno squallido regno
che pesa sul cuore, che duole.
In ogni collina c’è un serto
di brume diffuse, stagnanti;
il cielo è un immenso deserto:
né voli, né trilli, né canti.
Eppure nella morsa del gelo
qualcosa sorride al poeta:
è un esile, povero stelo
di grano su zolla di creta.
Guardando quel tenero verde
L’artista ritorna contento
e già quel gran mare si perde
di messi cullate dal vento… (E. Ottaviani)
Inverno
Dei purziteri
ne le vetrine
xe verdoline
le ulive za;
ghe xe le renghe
bele de arzento
e sufia un vento
indiavolà:
cattivo inverno
ecote qua!
Dei salumieri
nelle vetrine
son verdoline
le olive già;
ci son le aringhe
belle d’argento
e soffia un vento
indiavolato:
cattivo inverno
eccoti qua! (V. Giotti)
Così viene l’inverno
Il cielo è grigio e freddo,
il passerotto pigola sul tetto.
Dalle sue piume scuote un che di lieve,
un batuffolo bianco, presagio della neve.
Oltre i vetri su cui si appanna il fiato,
il giardino si è tutto addormentato.
I rami sono spogli, nude sono le aiuole,
cui più non giunge il caldo raggio del sole.
Così viene l’inverno silenzioso
come un lupo che scende giù dai monti.
Ulula, a notte, ed empie gli orizzonti
(mentre la terra dorme muta e stanca)
d’un grigio sfarfallio che tutto imbianca. (F. Penna)
Sole d’inverno
Che dolce tepore! Che lieve carezza!
Lo sento che un poco di questa dolcezza
mi scende nell’animo, tutto m’invade.
E vedo nel sole un bel sogno di strade
aperte sui campi già verdi, già nuovi,
un cheto occhieggiare di gemme tra i rovi…
E il cuor si rallegra. Fra poco il susino,
il pesco, il ciliegio, fra poco, al turchino
del cielo alzeranno le rame odorose?
Io credo che presto verranno le rose
di macchia e le primule, e tutte le aiuole
saranno fiorite. Che gioia di sole!
Ma presto, freddissimo, un brivido passa
nel cielo già spento, e una nuvola bassa
nasconde l’azzurro, già tetra, già greve…
Ed ecco, nell’aria, è un presagio di neve. (A. Novi)
Inverno
Terra nera, nubi oscure
cielo freddo, pioggia, brina
già l’inverno s’avvicina
bacche rosse sulle siepi
passerotti infreddoliti
i bei giorni son finiti!
Sotto il tetto un nido vuoto
rondinella pellegrina
sei partita stamattina
guardo e aspetto. Quando torni
rondinella bianca e nera
tornerà la primavera.
Il gatto inverno
Ai vetri della scuola, stamattina,
l’inverno strofina
la sua schiena nuvolosa
come un vecchio gatto grigio:
con la nebbia fa i giochi di prestigio,
le case fa sparire
e ricomparire;
con le zampe di neve, imbianca il suolo
e per la coda ha un ghiacciolo…
Sì, signora maestra,
mi sono un po’ distratto:
ma per forza, con quel gatto,
con l’inverno alla finestra
che mi ruba i pensieri
e se li porta in slitta
per allegri sentieri.
Invano io li richiamo:
si saranno impigliati in qualche ramo spoglio;
o per dolce imbroglio, chiotti, chiotti,
fingono d’esser merli e passerotti. (G. Rodari)
L’inverno è qui
… e già biancheggia il capo alle montagne,
cadon le foglie, l’aria è fredda e bruna…
Il triste inverno sarà qui tra poco:
chiudi ben l’uscio e fatti accanto al fuoco. (P. Fornari)
L’inverno
L’inverno ritorna ad ogni giro di anno
e ha la sua ghirlanda di ghiaccioli e
di neve, la sua corona di stellette e
di leggende, le sue poesie e le sue
canzoni, il suo fascino e la sua bellezza. (N. Salvaneschi)
Mattino d’inverno
Nasce il giorno e non trova
che pagliuzze nell’orto,
e fogli secche e gialle,
e un vecchio albero morto.
Che tristezza, che squallore!
Non più voli di farfalle
tra gli albicocchi in fiore;
e sulla quercia enorme,
non più nidi, non più foglie…
Nasce il giorno, e non trova
che poche rame spoglie
e la terra che dorme (M. Castoldi)
Che cosa c’è nell’inverno
Oltre la pioggia irosa
con il suo gioco alterno
del batti e ribatti,
nel cuor dell’inverno
c’è un’altra cosa.
Oltre la neve che posa
coi fiocchi gelati
sui monti e le valli,
sugli alberi e i prati,
c’è un’altra cosa.
…C’è quella dolce cosa
che si chiama speranza,
e al di là della nera
nuvolaglia che avanza,
vede la primavera
color di rosa. (M. Mundula)
Com’è dolce
Com’è dolce, com’è dolce ascoltare delle storie
delle storie dei tempi passati
quando i rami degli alberi son neri
quando la neve è fitta e pesa sul suolo gelato. (A. De Vigny)
Inverno
Avanza, il vecchio inverno,
con passo lento e stanco,
coperto fino ai piedi
da un manto tutto bianco.
E porta freddo e gelo,
un cielo bianco e greve,
per l’aria fa danzare
la fredda e bianca neve.
Ghiaccioli di cristallo
ci dona a profusione
fa i passeri volare
sull’aia e sul verone.
Fa stare la nonnetta
accanto al caminetto
e, mentre lei sferruzza,
le fusa fa il micetto.
E i bimbi birichini?
Sul ghiaccio lieti vanno,
oppure con la neve
fantocci o palle fanno. (D. Vignali)
In casa d’inverno
Fra poco la pioggia ed il vento
faranno più caldo il tuo nido.
E’ dolce restare là dentro,
allora che il tempo è malfido.
La lampada sopra la mensa
diffonde soave la luce;
e mentre si studia e si pensa,
vicina è la mamma che cuce.
La stufa di terracotta,
nell’angolo del tinello,
scoppietta, scintilla, borbotta
dall’occhio del rosso fornello.
Il pendolo suona le ore;
anch’esso ti fa compagnia,
col tac tic tac del suo cuore,
mentre la sera s’avvia.
Oh, quanto d’amore è pervasa,
d’inverno, la voce di casa! (V. Seganti Pagani)
Inverno
L’inverno tessitore
appende ai rami trine
finissime, le brine
di fil d’argento.
L’inverno è uno scultore:
la neve fa, sul tetto,
un monumento.
Ed è anche musicista,
e, sulla tramontana,
ci fischia la più strana
sua sinfonia.
Sportivo, fa una pista
d’ogni campo di neve
per lo slittino
e per chi scia.
Ci offre, da cuoco esperto,
le caldarroste d’oro,
fragranti nella loro
corteccia nera.
Doni preziosi, certo,
e molto anch’io t’ammiro…
ma nel mio cuor, sospiro
la primavera. (Puck)
Stornelli d’inverno
Fior di collina,
son cadute le foglie ad una ad una,
e l’erba è inargentata dalla brina.
Fior di tristezza,
i rami son stecchiti e l’erba vizza;
par fuggita dal mondo ogni bellezza.
Fior freddolino,
potessimo vedere un ciel sereno
e un raggio d’oro splender nel turchino!
Fior di speranza
sotto la neve c’è la provvidenza
che lavora per noi; c’è l’abbondanza. (D. Valeri)
Invernale
Sui monti la neve
le case e la pieve,
le strade ed i prati
ha già trasformati.
Or tutto è diverso;
io vago disperso;
è dolce l’incanto,
se dura quel bianco.
Son curve le piante:
la neve è pesante…
pesante che casca
qua e là da una frasca.
Non s’ode rumore.
Un grido vi smuore.
Un cenno di fumo…
due orme. Nessuno. (G. Consolaro)
Inverno
Muta il cielo,
muta il vento.
Che gran brivido!
S’increspa
verde – argento
tutta l’acqua.
Sono tutti un sol tremore
gli alberelli
miserelli.
Dalla grande nube oscura
ora vien la tramontana…
C’è per tutta la campagna
il silenzio e lo squallore.
Gli insettucci, ad uno ad uno,
son spariti sotto terra.
Le formiche hanno sbarrato
il portone ai formicai.
Fin la talpa s’è rinchiusa
nel salone delle feste,
disturbata un pochettino
dal buon tasso, suo vicino,
suo compagno di ritiro,
che, in pelliccia giallo scura
tondo tondo
grasso grasso
russa e russa
come un ghiro. (L. Galli)
Nonno inverno
Chi ti ha insegnato a ricamare
di bianche trine gli alberi spogli,
a disegnare giori di gelo,
a far cadere fiocchi dal cielo?
Hai un mantello ch’è senza pari,
proprio tessuto dalle tue mani,
soffice, lieve, immacolato;
in esso celi le case e il prato,
i colli e i monti, poi me lo presti
ed io vi affondo in allegria.
Oh nonno inverno, chi t’ha racchiuso
nel vecchio cuore tanta poesia? (G. Aimone)
Mago gelo
In silenzio, tutto solo,
sotto un cielo di stellato,
questo notte Mago Gelo
dappertutto ha lavorato.
Ha disteso sulla gronda
un merletto inargentato;
lungo il rivo, sul laghetto,
un cristallo smerigliato.
Ha bloccato, in un istante,
la graziosa cascatella
e le ha tolto all’improvviso
il suo canto ed il suo riso.
Ha ghiacciato gli zampilli
della vasca del giardino
in un modo così vario
da formarne un lampadario.
Ha donato alle fontane
frange e pizzi senza uguale
e candele come quelle
che ci sono in cattedrale. (L. Zoi)
Mattino d’inverno
Nasce il giorno e non trova
che pagliuzze nell’orto,
e foglie secche e gialle,
e un vecchio albero morto.
Che tristezza, che squallore!
Non più voli di farfalle
tra gli albicocchi in fiore;
e sulla quercia enorme,
non più nidi, non più foglie…
Nasce il giorno, e non trova
che poche rame spoglie
e la terra che dorme. (M. Castoldi)
Pomeriggio d’inverno
Alza la nota sua, timida e breve,
lo scricciolo di mezzo alla prunaia:
a tratti di lontano un cane abbaia
e qualche falda in aria ondeggia lieve…
Qualche labile falda, in preda al vento,
discende in un suo molle ondeggiamento…
qualche labile falda… uggiola il cane;
sale il pianto negli occhi e vi rimane. (N. Neri)
Inverno
Silenzioso vieni e silenzioso vai,
o mesto inverno che nessuno invoca.
Quando, già freddo, il vento nella corsa
trova ancora una voce tra le piante,
e piangono lacere le foglie,
ancora non ci sei
se pur t’appressi.
E quando il primo sole un bel mattino
rischiara il cielo,
e svaniscono i cristalli della brina,
più non ci sei,
se pur da poco andato.
Vieni e vai e nessuno ti saluta.
Addio autunno! Ben tornata primavera!
Sono le voci che odi al tuo passare. (G. G. Moroni)
Inverno
Autunno, ancora ti cercai stamane
senza trovarti: te n’eri partito
coi piedi rossi di mosto,
rigato di pioggia sottile,
senza un canto o un grido.
L’ora del giorno t’inseguì per poco
dal campanile del convento dove
le sorelle pregavano per tutte
le stagioni d’Iddio: ma non volgesti
neppure il capo. E dopo,
l’acqua cadde a rovesci, a schianti, a rombi
e fu inverno… (F. M. Martini)
L’inverno nel villaggio
Scende dal bosco il vecchio campagnolo
col suo fascio di legna sulle spalle.
Candido è il monte, candida è la valle,
tutto di bianco s’è coperto il suolo.
C’è qualche traccia sulla neve intatta:
gente che è andata, gente che è venuta,
è fioca la campana e l’aria è muta;
gemono gli uccellini nella fratta.
Dalle finestre della casa, in fondo
al borgo, i bimbi, col nasino al vetro,
guardano il vecchio e le sue tracce dietro…
unico segno di lavoro al mondo.
Ma appena un poco il cielo si dirada
e ride il sole su tutto quel bianco,
appaiono i fanciulli in lieto branco
e far guerra di palle sulla strada.
E, mentre stan giocando allegri e fieri,
c’è un babbo silenzioso presso il fuoco:
le bestie al chiuso… si lavora poco…
e tutto questo gli dà gran pensieri. (F. Socciarelli)
I passeri
E allorchè la notte cala
tanto fredda e tanto oscura
e la tramontana fischia
così forte che impaura,
al capino sotto l’ala
giunge solo il lamentio
degli alberi gementi:
sotto i tegoli, sgomenti,
se ne stanno i passerotti:
se ne stan rabbrividendo
col capino sopra il core
che ora batte e trema forte
di paura, di dolore.
Ma che importa
tutto questo
se doman risplende il sole?
Torneran nel nuovo giorno,
torneranno a saltellare
a giocare
folleggiare
e così
finchè una notte
verrà il gelo e nel sopore
fermerà con le sue dita
pur quel piccolo tremore. (L. Galli)
Inverno
O nonno inverno, sei già arrivato?
Anche quest’anno, triste e pensoso,
nel bianco letto sei ritornato,
nonno, dal greve manto nevoso?
Poveri nidi senza nidiate,
povere piante nude di foglie,
nel ciel di piombo stanno levate,
le braccia vostre, di rami spoglie!
Ma la gran fiamma guizza e saltella
nell’ampia cappa del focolare…
Dice la nonna la sua novella
lunga, assai lunga da raccontare.
“C’era una volta…” Ma le bruciate
sgricciano liete dentro nel guscio…
“C’erano mille candide fate…”
“Ma è freddo nonna, rinserra l’uscio!”.
Alta è la neve. “C’era una volta
tra quelle fate una regina
pallida e bionda”. Un bimbo ascolta,
ma l’altro ciondola la testolina.
E nonno inverno fuor dalla casa,
il suo gran sacco di neve stende,
l’ampia nottata n’è tutta invasa.
Sui bimbi in estasi il sonno scende (D. Maria)
Dialogo d’inverno
“Dicembre, sulla terra perchè tanto squallore?”
“Ma guarda su nel cielo, la stella dell’amore!”
“Gennaio, sul tuo bianco mantello che rimane?”
“Ma sotto dorme il dolce tesoro del tuo pane!”
“Febbraio, perchè giochi col gelo e la bufera?”
“Ma poi, morendo, lascio a te la primavera.” (A. Barocchi)
Inverno
Non c’è fiore, non c’è una foglia,
negli squallidi giardini;
tranne i gravi, antichi pini,
la campagna è muta, spoglia.
Fra gli spini ardui contorti,
non un passero che trilli:
gli uccelletti, i bruchi, i grilli
son partiti o sono morti.
Ma nel freddo raggelante
c’è qualcosa di gentile
sognan già l’amico aprile
gli occhi chiusi delle piante. (M. Carrera)
Poveri passeri!
Il vento soffia,
la neve cade,
son bianchi i tetti,
bianche le strade.
Tutte le erbe
sono gelate,
poveri passeri,
voi, come fate?
Il cielo è bigio,
la neve è bianca;
son spogli gli alberi,
la terra è stanca.
Lungo è l’inverno,
breve è l’estate;
poveri passeri,
voi, come fate? (Bruno Vaccari)
Speranza
C’è un grande albero spoglio
in mezzo all’orto; pare
che soffra e non si possa
coprire e riscaldare.
Vola sui nudi rami
un passero sperduto
e cinguetta più forte
in segno di saluto.
Geme l’albero: “Un tempo
fui giovane e fui bello,
candidi fiorellini
erano il mio mantello”.
Il passero cinguetta:
“Vecchio albero, spera,
si sciolgono le nevi,
verrà la primavera!” (M. Dandolo)
Inverno
Ho pensato: che meraviglia
ha fatto Dio con l’inverno
spogliando gli alberi
e lasciandoci ammirare
forme e profili.
Quanta libertà
al cielo in tempesta.
Nonnino Inverno
Nonnino Inverno, che mi racconti
una fiaba tutta candore
chi t’ha messo nel vecchio cuore
tanti sogni, tanta poesia?
Chi t’ha insegnato a ricamare
di bianche trine gli alberi spogli
a disegnare fiori di gelo
a far cadere fiocchi dal cielo?
Hai un mantello ch’è senza pari
proprio tessuto dalle tue mani
soffice, lieve, immacolato
in esso celi le cose e il prato,
i colli e i monti, poi me lo presti
e io vi affondo in allegria.
Oh nonno Inverno, chi t’ha racchiuso
nel vecchio cuore tanta poesia? (G. Ajmone)
Inverno
Quando piove lento lento
e fa freddo, e tira il vento
nella casa sta il bambino
nel suo nido l’uccellino
nella cuccia il cagnolino
presso il fuoco il bel gattino
il ranocchio, senza ombrello
sotto un fungo sta bel bello.
Inverno
Scura è or la terra
e il buio ci pervade
ma nel mio cuor si serba
una luce che non cade.
Accesa la terrò
forte, buona e bella
e tranquillo aspetterò
che nel cielo sia una stella.
Inverno
L’albero brullo
dice al fanciullo
ora son brutto
non ho più frutto,
ma il duro inverno
non dura eterno.
Rinverdirò,
rifiorirò.
Ecco l’inverno
Freddoloso, imbacuccato
ecco l’inverno che è arrivato.
Sulle spalle egli ha un saccone
Che ci porti, buon vecchione?
Porti feste? Allegria?
Una lieta compagnia?”
Della stanza nel tepore
ben di cuore
vorrei darti il benvenuto;
ma se penso ai poveretti
il mio labbro resta muto.
Folleggianti in danza lieve
son nell’aria tanti fiocchi;
quanti fiocchi! Quanta neve!
Questo bianco abbaglia gli occhi
lietamente non si lagna
la campagna
chè il buon chicco, chicco d’oro,
che racchiude il gran tesoro
sottoterra è riparato
e lì giace addormentato.
Dorme e sogna.
“Oh, verrà la stagion buona
verso il cielo
drizzerò il mio verde stelo
e poi, grato,
verso quei che han lavorato
pel domani
darò tanti biondi pani. (C. Fontana)
Inverno
Le papere mettono i pattini
per andare sulle lastre ghiacciate,
Ma dove li han presi quei pattini,
se ricche non sono mai state?
Li ha fatti per loro un esperto
e poi glieli ha regalati
in cambio di un loro concerto.
Inverno
Io ringrazio con tutto il mio cuore
per le cose che danno calore
per i fuochi ardenti e i guanti di lana
che scaldano nella fredda tramontana
per gli abiti invernali, i giochi da giocare
quando si può sulla neve scivolare
e ringrazio per il mio letto amato
quando il gelido giorno se n’è andato.
Cantilena invernale
Un legno non fa fuoco
e due ne fanno poco;
con tre fai un fuocherello,
con quattro l’hai più bello.
Che, se poi tu ci metti
del bosco due ciocchetti,
che vivida fiammata,
oh, che bella vampata!
Che soave calore
che ti consola il cuore!
E salgon le faville
al cielo a mille a mille
a cercar le stelline,
lontane sorelline. (E. Graziani Camillucci)
Inverno
Bianco inverno, che ci porti?
Sulla terra ogni mattina,
nebbia o neve, ghiaccio o brina.
Ma per voi bambini buoni,
guanti, scarpe, calzettoni,
bei mantelli coi cappicci
caldi e morbidi lettucci;
e regali sul guanciale
per la notte di Natale. (R. Rompato)
Inverno
Oh, che gioconda fiamma
guizza nel caminetto!
Ride il babbo, la mamma
vi bacia e stringe al petto;
e bambole e balocchi
fan tutti un’allegria. (G. Mazzoni)
Dietro i vetri
Che freddo questa mattina!
I vetri coperti di brina
invitano ai ghirigori;
“Facciamo una bella cortina
con stelle, casupole e fiori!”
I prati son tutti gelati,
ma, dietro i vetri appannati,
non temon del freddo i rigori
e stanno, con gli occhi incantati,
estatici tre spettatori.
Tre bimbi che stanno a guardare
il vecchio inverno arrivare. (V. Seganti Pagani)
I doni dell’inverno
E l’inverno vien tremando,
vien tremando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
“Un fastel d’aridi ciocchi,
un fringuello irrigidito;
e poi neve, neve a fiocchi,
e ghiaccioli grossi un dito”. (A. S. Novaro)
L’inverno
Signori miei, son qua!
Sono il solito inverno
che ripiglia il governo
finchè la primavera tornerà.
Non porto novità:
con la solita neve
comincerò tra breve
a decorare paesi e città.
In rosso tingerò
ogni punta di naso;
non fate proprio caso
se qualche volta vi pizzicherò! (L. Schwarz)
Buon vecchione
Freddoloso,
imbacuccato
ecco Inverno ch’è arrivato.
Sulle spalle egli ha un saccone..
“Che ci porti, buon vecchione?
Porti feste ed allegria
nella lieta compagnia?
Della stanza nel tepore
ben di cuore
vorrei darti il benvenuto;
ma se penso ai poveretti
il mio labbro resta muto”.
Folleggianti in danza lieve
son nell’aria tanti fiocchi:
quanti fiocchi, quanta neve!
Quanto bianco abbaglia gli occhi! (C. Fontana)
La fredda stagione
Non mi piaci, o freddo inverno,
che ci tieni qua in prigione,
dove il giorno sembra eterno:
fuggi, perfida stagione!
Senza i fiori e la verdura
sembra morta la natura.
Più non canta il vago uccello,
trema e soffre il poverello.
Ma la mamma sa le fole
e ci chiama attorno a sè
con le magiche parole:
“Una volta c’era un re…”
Poi ritornano il Natale,
la Befana, il Carnevale;
ognuno d’essi reca un dono:
freddo inverno, ti perdono! (A. Cuman Pertile)
Lo scricciolo
Uno è rimasto, il più piccino,
di tanti uccelli volati via;
un batuffolo di piume
che non conosce malinconia;
un batuffolo irrequieto
tra i rametti della siepe,
così piccolo che pare
un uccello da presepe.
Vispi occhietti, alucce lievi,
un codino impertinente,
così gaio e spensierato
che può vivere di niente.
Nella campagna tacita, bianca,
che il gelo tiene prigioniera,
pare la nota dimenticata
d’una canzone di primavera.
Sempre gaio, sempre lieto,
senza timore del domani,
pare un bimbo poverello
che tiene la gioia nelle sue mani. (G. Ajmone)
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