La buca della sabbia. Primavera ed estate sono il tempo dell’aria aperta: la paura dei raffreddori diminuisce e ai piccoli sono finalmente concessi il sole, la sabbia, l’acqua.
Portiamoli fuori appena possibile! Lo spazio si dilata, gli adulti si tranquillizzano ad intervengono meno… certo i bambini un po’ si sporcano, ma almeno nella bella stagione lasciamoli giocare così!
Osserviamo lo spazio che i piccoli si creano, il loro “discorrere” con la sabbia, la concentrazione nel riempire e nel vuotare, così significativi per le sensazioni e per il pensiero nascente del bambino, nella ripetitività del gesto, assurda per noi, eppure strumento essenziale per capire, per imparare.
I più piccoli si mettono a volte accanto a un compagno, ma non è ancora quel giocare insieme che si osserva appena due o tre anni dopo, e non bisogna forzarli in questo: ogni tempo ha le sue regole, il suo significato, e conta soprattutto ciò che emerge dall’interno della persona.
Il piacere di toccare la terra, di travasare, continua lungo gli anni, solo che via via cambiano le modalità di incontro reciproco, di dialogo.
L’organizzazione dello spazio esterno va articolata in angoli raccolti e delimitati come quello interno: questo criterio favorisce la formazione di piccoli gruppi e permette anche al singolo di agire da solo, se lo desidera.
Basta creare le condizioni per altre esperienza e i bambini vi aderiscono subito, se trovano in esse le risposte di cui hanno bisogno.
E’ importante che anche all’esterno non si ammassino tutti in un punto rischiando il conflitto, ma che possano scegliere.
In tal modo vivranno lo spazio e le novità, tra dentro e fuori, con tranquillità e con maggior piacere.
E chi non ha un giardino?
Basta il terrazzino con una vaschetta di legno o zinco, un po’ di sabbia fine, qualche recipiente e una palettina. L’esperienza affina il gesto e la mente, fin dal primo anno di vita…
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