Filastrocche e tiritere per i più piccini: Cecco Velluto, Stellina, Arri arri cavallino, Petruzzo, La rapa e il nonno, e molte altre ancora… possono essere usate anche come testi per il teatrino.
Filastrocca
Zucca pelata
dai cento capelli
tutta la notte
ci cantano i grilli,
e ti fanno la serenata
zucca pelata, zucca pelata!
Tiritera
Cinque coccole d’alloro
quattro foglie d’insalata
una rosa profumata
sette spighe e un pomodoro.
Nove rondini nel cielo
otto penne di pavone
tre violette e un fior di melo
due formiche e un formicone,
o che numero farà.
Forse dieci , forse cento
un milione, chi lo sa?
Due sbadigli, tre sbadigli
due sospiri e dei bisbigli.
Quando il bimbo dormirà?
E. Morini Fezzati
Cecco Velluto
Cecco Velluto
suonami l’imbuto
suonamelo bene
c’è un bambin che viene,
viene da Roma
e porta la corona
d’oro e d’argento
che vale cinquecento,
centocinquanta
la pecorina canta,
canta il gallo
risponde la gallina,
s’affaccia Serafina
con tre corone in testa.
Bianca la sella,
bianca la gonnella,
bianco il parasole,
che arrivi un po’ di sole!
Popolare
Arri arri cavallino
Arri arri cavallino
per la strada del mulino
il mulino è rovinato
il mugnaio s’è legato
s’è legato alla catena
la sua moglie la fa la cena
fa la cena pel bambino
arri arri cavallino.
Popolare
Stellina
Stellina, mia stellina,
sei bella e sei piccina
la luna è tonda e bianca
cammina e non si stanca
il sole è d’oro fino
il cielo è, su, turchino
il mare, giù, è profondo
la terra gira in tondo
e gira intorno al sole
ci nascono le viole
ci nascono i bambini
ci nascono i pulcini
poi giran tondo tondo
e fanno come il mondo.
F. Castellino
Bolli bolli pentolino
Bolli bolli, pentolino,
fa la pappa al mio bambino,
la rimescola la mamma,
mentre il bimbo fa la nannna.
Fa la nanna, gioia mia,
o la pappa scappa via!
L. Schwarz
Filastrocca
Cavallino arrò arrò
prendi la biada che ti dò
prendi i ferri che ti metto
per andare a San Francesco
San Francesco è quella via
per andare a casa mia
per andare e per tornare
cavallino non ti stancare.
Popolare
Ninna nanna
Ninna nanna, ninna nanna,
non c’è latte senza panna,
non c’è gatta senza micini,
non c’è casa senza bambini,
non c’è canneto se non c’è canna
fa la ninna, fa la nanna,
M. Giusti
Filastrocca
Fa le fusa il bel gattino
presso il fuoco del camino
sta il bel cane nel canile
stan le pecore all’ovile
il cavallo è nella stalla
con il mulo e la cavalla
con la mucca ed il vitello
con il bue e con l’asinello
stanno i topi nel solaio
le galline nel pollaio
sta nel nido l’uccellino
nel porcile il maialino
sta la volpe nella tana
nel fossato sta la rana
la comare chiocciolina
porta appresso la casina
e se vien la pioggia o il vento
si ritira in un momento.
C’era una volta un gatto
che andava in Canadà
e questa è la metà.
Portava un cartoccetto
di pane col prosciutto
e questo è tutto.
Filastrocca in fila indiana
per la tribù dei piedi di rana
per la tribù dei piedi neri
per gli apaches gran guerrieri
per i navajos, i moicani
gli irochesi e gli altri indiani
compresi quelli del mio quartiere
che fan la guerra tutte le sere
poi se la mamma chiama Carletto
fanno la pace e vanno tutti a letto.
Gianni Rodari
Petruzzo
Petruzzo Petruzzo, va nell’ortuzzo a cogliere un cavoluzzo per il papà che sta male.
No, che non ci voglio andare!
Allora dirò al bastone che ti picchi.
Bastone, picchia Petruzzo che non vuole andare nell’ortuzzo a cogliere un cavoluzzo per il papà che sta male.
No, che non lo voglio picchiare!
Allora dirò al fuoco che ti bruci.
Fuoco, brucia il bastone che non vuole picchiare Petruzzo che non vuole andare nell’ortuzzo a cogliere un cavoluzzo per il papà che sta male.
No, che non lo voglio bruciare!
Allora dirò all’acqua che ti spenga.
Acqua, spegni il fuoco che non vuole bruciare il bastone che non vuole picchiare Petruzzo che non vuole andare nell’ortuzzo a cogliere un cavoluzzo per il papà che sta male.
No, che non lo voglio spegnere!
Allorà dirò al bove che ti beva.
Bove, bevi l’acqua che non vuole spegnere il fuoco che non vuole bruciare il bastone che non vuole picchiare Petruzzo che non vuole andare nell’ortuzzo a cogliere un cavoluzzo per il papà che sta male.
No, che non la voglio bere!
Allora dirò alla corda che ti leghi.
Corda, lega il bove che non vuole bere l’acqua che non vuole spegnere il fuoco che non vuole bruciare il bastone che non vuole picchiare Petruzzo che non vuole andare nell’ortuzzo a cogliere un cavoluzzo per il papà che sta male.
No, che non lo voglio legare!
Allora dirò al topo che ti roda.
Topo, rodi la corda che non vuole legare il bove che non vuole bere l’acqua che non vuole spegnere il fuoco che non vuole bruciare il bastone che non vuole picchiare Petruzzo che non vuole andare nell’ortuzzo a cogliere un cavoluzzo per il papà che sta male.
No, che non la voglio rodere!
Allora dirò al gatto che ti mangi.
Gatto, mangia il topo che non vuole rodere la corda che non vuole legare il bove che non vuole bere l’acqua che non vuole spegnere il fuoco che non vuole bruciare il bastone che non vuole picchiare Petruzzo che non vuole andare nell’ortuzzo a cogliere un cavoluzzo per il papà che sta male.
Disse il gatto: mangio, mangio!
Disse il topo: rodo, rodo!
Disse la corda: lego, lego!
Disse il bove: bevo, bevo!
Disse l’acqua: spengo, spengo!
Disse il fuoco: brucio, brucio!
Disse il bastone: picchio, picchio!
Disse Petruzzo: vado, vado!
Il nonno e la rapa
Un nonno piantò una rapa
La rapa crebbe forte e molto grande
Il nonno andò per raccoglierla:
Tira e tira, ma non riuscì ad estrarla!
Il nonno chiamò la nonna
La nonna tirava il nonno
Il nonno tirava la rapa
Tira e tira, ma non riuscirono ad estrarla.
La nonna chiamò la nipote
La nipote tirava la nonna
La nonna tirava il nonno
Il nonno tirava la rapa
Tira e tira, ma non riuscirono ad estrarla.
La nipote chiamò il cagnolino
Il cagnolino tirava la nipote
La nipote tirava la nonna
La nonna tirava il nonno
Il nonno tirava la rapa
Tira e tira, ma non riuscirono ad estrarla.
Il cagnolino chiamò il gatto
Il gatto tirava il cagnolino
Il cagnolino tirava la nipote
La nipote tirava la nonna
La nonna tirava il nonno
Il nonno tirava la rapa
Tira e tira, ma non riuscirono ad estrarla.
Il gatto chiamò il topo
Il topo tirava il gatto
Il gatto tirava il cagnolino
Il cagnolino tirava la nipote
La nipote tirava la nonna
La nonna tirava il nonno
Il nonno tirava la rapa
Tira e tira e riuscirono ad estrarla!
La stradina del formicaio
La stradina che porta al formicaio
è storta,
e per di più in salita.
Benchè mezzo sfinita,
la povera formica
non bada alla fatica.
Va su in collina
e dietro si trascina,
a stento e a rilento,
un chicco di frumento.
E’ giunta quasi in vetta,
quando una nuvoletta
sulla terra scodella
un po’ di pioggerella.
L’acqua che cade a picco,
ora travolge il chicco
e il granellino biondo
tocca ben presto il fondo.
La formica che fa?
S’abbatte? Si dispera?
O imprecando va
contro la sorte nera?
Macchè, macchè!
Sa bene che le scene e i lamenti
non risolvono niente.
Perciò tranquillamente
discende la pendenza
afferra il chicco d’oro
e con santa pazienza
ricomincia il lavoro.
E’ arrivato l’ortolano
E’ arrivato l’ortolano
che dal colle scende al piano
egli viene ogni mattina
che sia vento pioggia o brina
donne donne sporte in mano
ch’è arrivato l’ortolano
ha la bella insalatina
fresca fresca ricciolina
ha le zucche i peperoni
le carote ed i meloni
ha finocchi e pomodori
le patate e i cavolfiori
ha le fragole e i piselli
i radicchi e i ravanelli
ha gli asparagi e i cetrioli
biete broccoli e fagioli
ha perfino le banane
e un cestel di melanzane
vi ha portato l’uva spina
che venir fa l’acquolina
forza donne non tardate
fuori i soldi e comperate
questa merce sopraffina
vi necessita in cucina
e la mamma premurosa
compra sempre qualche cosa
da Giannino l’ortolano
che dal colle scende al piano.
Salta in groppa salta in groppa
al cavallo che galoppa
il cavallo ha peli bigi
salta in groppa e va a Parigi
a Parigi c’è un gigante
che cavalca un elefante
elefante col trombone
salta in groppa e vai a Lione
a Lion c’è un cavaliero
che cavalca un lupo nero
lupo nero, mamma mia
salta in groppa e va in Sorìa
in Sorìa c’è un sorianello
che cavalca un pipistrello
pipistrel con un orecchio
che si guarda nello specchio
nello specchio ci sta un mago
che cavalca sopra un drago
drago fuoco, drago fiamma
salta in braccio della mamma!
Storia vera col bugi bugi
Non è una favola che Sigismondo col suo fagotto cammina cammina,
giunse un bel giorno al confine del mondo e varcò, tiepido, la porticina.
Sarà proprio verità? Bugi bugi, chi lo sa?
Fuori del mondo ci son cose strane: gatti che volano, pesci barbuti,
queste davvero non son panzane, e cianfrusaglie ed oggetti perduti.
C’è pure un’isola tutta abitata da pupazzetti, pupazzi speciali,
che sono fatti di carta stampata e ritagliati da vecchi giornali.
Bugi bugi non lo so, se sia vero oppure no.
Tra loro giunse, un bel dì, Sigismondo, e nel vederlo gli strani isolani
scappando fecero un gran finimondo e lo guardavano stando lontani.
Chi lo credeva un serpente di mare, e chi uno strano animale di terra;
perciò dovettero mobilitare molti soldati in assetto di guerra.
Bugi bugi sembra vera: e se fosse poi sincera?
E Sigismondo era appena sbarcato, che i soldatini, con grande valore,
dopo che l’ebbero circondato lo catturarono senza timore.
Poi lo condussero, ben vigilato, in una cella di carta a quadretti;
il poveretto era molto seccato per l’accoglienza di quei pupazzetti.
Bugi bugi pare sia, tutta quanta una bugia.
Per giudicarlo, un consiglio speciale, capitanato da un vecchio scienziato
prese in esame lo strano animale e decretò che venisse impagliato.
“Prima di uccidermi” disse il tapino, “ho un desiderio se ciò mi è permesso
Voglio un buon sigaro con un cerino.” “Fumate pure, che vi è concesso”.
Bugi bugi in ogni modo, siamo già venuti al sodo.
Avuto il sigaro e una fiammella, il condannato con quello zolfino,
appiccò il fuoco dapprima alla cella, dopo al pupazzo che gl’era vicino.
Scoppiò un incendio e le rosse faville danzando allegre portate dal vento
si riversarono a mille ed a mille su tutta l’isola in un momento.
Bugi bugi, bugi bù, questa proprio non va giù.
Tutti bruciarono come stoppini, in una breve guizzante fiammata,
quei pupazzetti davvero cretini lasciando odore di carta bruciata.
(Cari bambini or conservate i pupazzetti di carta tagliata:
ne servon tanti a ripopolare tutta quell’isola disabitata).
Non è una favola che Sigismondo fatto fagotto, cammina cammina,
senza rimpianti tornò dentro il mondo per quella solita tal porticina.
Bugi bugi, in fede mia, questa storia è una bugia.
Ennio Zedda
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